lunedì 8 giugno 2020

COPYRIGHT (step#21)

Molto spesso nella nostra vita siamo portati ad avere a che fare con testi, libri appunti digitali che di conseguenza sono facilmente condivisibili e per questo motivo hanno maggiore diffusione. Ci si chiede se sia un bene poter avere cosi tante copie di un documento e se sia giusto che tutti possano accederne.
 Questa domanda trova una risposta per la prima volta  nel XVI secolo quando la monarchia inglese decise di emanare leggi sul diritto di copia al fine di operare un controllo sulle opere pubblicate nel territorio nazionale. Col diffondersi dei primi torchi tipografici, infatti, fu ampliata enormemente la diffusione fra la popolazione di scritti e volumi di ogni argomento e genere. Il governo, poiché la censura era all'epoca una funzione amministrativa legittima come la gestione della sicurezza pubblica, avvertì il bisogno di controllare ed autorizzare la libera circolazione delle opinioni. 
L'evolversi dei fatti portò al rafforzamento successivo dei diritti d'autore tanto che si parla di copyright come vero e proprio diritto di copia, cioè la possibilità di poter pubblicare foto, video, testi (e molto altro) i cui diritti sono riservati esclusivamente all'autore. Da un lato questo tipo di leggi proteggono i diritti di molte persone a cui è riservato il guadagno per un determinato prodotto o il brevetto per una scoperta.  
Dall'altro lato, però, molte persone sostengono che il non poter condividere meme, foto o altri testi implica una visione dell’ecosistema Internet estremamente riduttiva, come se fosse un banale canale di distribuzione unidirezionale.
Per esempio nell'ottobre 2016 è stata promossa una petizione web, per richiedere la riforma della legge europea sul diritto d'autore, con particolare riferimento ai meme. Questi ultimi sono stati considerati tecnicamente fuori legge in molti stati europei; l'iniziativa è sostenuta, tra gli altri, da Mozilla.






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